Una gita sorprendente

Una gita sorprendente

Con l’arrivo del mese di Agosto e l’aria delle vacanze, si sente il desiderio di fare una bella gita in bicicletta, e provare magari qualcosa di inedito, visto che ormai tutte le classiche salite dolomitiche le ho fatte, ed anche più volte. Come spesso accade è proprio il Giro d’Italia che offre lo spunto per trovare nuovi percorsi, e quest’anno la mia attenzione è andata alla tappa con arrivo a Piancavallo. Ho valutato un possibile percorso con circuito, ma la ricerca si è rilevata ardua, e comunque a poco a poco l’ho trovato.

Pertanto programmo l’uscita per domenica 20 agosto 2017, con Stefano, ormai veterano socio di pedalate fra le Dolomiti da diversi anni. Partenza in auto da Cittadella di buon mattino e previsto parcheggio a Montereale Valcellina, nella Pedemontana a nord di Pordenone. Alle 9,30 siamo in sella e pedaliamo in un dolce sali scendi per 10 km, giusto giusto per il riscaldamento.

Ad Aviano, svolta a destra, e la salita inizia subito, con pendenze già fastidiose. La strada sale ampia, costante, e tutta al sole: meno male che il sabato aveva piovuto, e l’aria era frizzante, perchè per 10 km la salita ha lasciato poca tregua. Salita lunga e difficile, pendenza con tratti spesso oltre il 10-11%, con lunghi ed interminabili rettilinei, tutta al sole, e con la pianura sempre sotto di noi.

Per fortuna che oltre quota 1000, dopo 10 km,  la salita comincia a dare respiro, ed il panorama cambia: ci si addentra verso l’interno, prima di raggiungere la rotonda che immette a Piancavallo. Piancavallo lo scopro ora, è sempicemente un villaggio turistico, con alberghi, una grande piazza centrale (oggi c’era mercato) e diversi negozi, il tutto sotto la montagna da cui scendono le piste da sci: traffico poco durante l’ascesa, ma animato il centro, vuoi anche perchè agosto.

Dopo le foto di rito, il ns. percorso prosegue con la discesa sul versante opposto con obbiettivo Barcis: si tratta di una lunga discesa, tutta fra il bosco in una strada completamente priva di auto, bella, tranquilla, rilassante, praticamente quello che ci voleva dopo la fatica della salita.

La strada giunge a Barcis, con il suo lago: lo attraversiamo su uno stretto ponte, e da li percorriamo tutto il lungolago, attraversando il paese, poco animato malgrado la presenza di nomerosi camping. Oltrepassato Barcis  non potevamo non fermarci all’ingresso della Valcellina: semplicemente per i ricordi di 30 anni fa, luogo visitato, e ben ricordato, durante il mio Militare a Sacile. Si tratta di  un canyon di 11 km nel quale è stata ricavata una strada (ora chiusa e sostituita da una lunga galleria) che da poco è stata riaperta per i primi 4 km come attrazione turistica: nel lontano 1987 l’avevo fatta con l’ACM e per fare questi undici km ci avevamo messo ore, in quanto sempre fermi all’incrocio con altri veicoli, vista la stretta strada, ed ho così potuto ammirare quel selvaggio e meraviglioso paesaggio, con la stretta gola, e le bianche rocce che si riflettevano sulle limpidissime acque del torrente. Ho volentieri pagato il biglietto di ingresso, siamo entrati nella gola pedalando (per i visitatori a piedi danno in dotazione il casco!) ed abbiamo percorso la strada, che inutile ricordarlo è meravigliosa; quando apriranno tutto il tratto degli 11 km sicuramente sarà un percorso molto interessante da fare.

Usciti dalla gola il percorso prevedeva una seconda salita: Forcella Pala Barzana, 6 km di salita, ancora più inedita e soprattutto sconosciuta. Il paesaggio è quasi anche bello: un torrente, boschi, montagne le cui cime presentavano rocce prive di vegetazione, ma la cosa più appariscente è la completa mancanza dell’uomo, oserei dire della civiltà così come la conosciamo, ovvero paesi, traffico, equindi vita. Non c’era praticamente nessuno, paesi inesistenti, solo il nome con due case abbandonate, le macchine si potevamo contare, ma almeno noi dovevamo pensare alla salita, di sicuro non difficile, ma con qualche impennata, e comunque sempre all’interno del bosco con pochi tornanti, ma tante curve. E poi all’improvviso allo scollinamento una visione strana con  macchine in ambo i lati della strada, e sul passo tanta gente: toh!!  gli Alpini in festa, con tanto di padioglione

e cucina da campo funzionante. Ci siamo ferrmati, abbiamo mangiato un panino, e ci siamo intrattenuti con gli alpini che in questo luogo, ci hanno spiegato, annualmente si ritrovano, spesso sono emigranti, per fare un po’ di festa.

Dopo questo fuoriprogramma, sicuramente molto gratificante, abbiamo ripreso il percorso, che ancora ci ha dato emozioni: la discesa della forcella è una cosa unica, mai visto in vita mia una strada con così tante curve! E’ tutta un curva, controcurva, tornante, controtornante, e non c’è un metro di rettilineo, e per diversi km! Poi dopo un paio di km di saliscendi arriviamo ad un’altra sorpresa: un Paese, dopo tanti km senza case, di nome Poffabro (mai sentito prima) che ci accoglie con la scritta “uno dei borghi più belli d’Italia”: ed in effetti il paese, piccolo, semplice, e bello merita una visita.

Ci fermiamo in Piazza, in un silenzio tombale, ammiriamo la Chiesa, mentre una macchina (Elettrica) silenziosamente parte…. E anche noi ce ne andiamo: passato il paese, ci addentriamo per alcuni km in una stradina, per evitare una galleria, che ci porta sul greto di un fiume e all’interno di un paese (Novarons) anche questo completamente disabitato: non c’era un’anima viva, solo alcune voci all’interno di una casa (o un Bar?) due ciclisti (!) alla fontana, e l’incrocio con una macchina. E finalmente sbuchiamo in una Strada Statale, che dopo un paio di km sbuca nella pianura, attraversando alcuni paesi perlomeno più vivi. Percorriamno pertanto la strada pedementana che nel giro di alcuni km ci porta a Maniago, l’unico paese vero e proprio trovato in questo percorso. Attraversato il centro di Maniago proseguiamo sulla Pedementana fino a Montereale, per completare il circuito e risalire in macchina per il rientro a Cittadella.

 

Che dire del giro? Sono 88 km, e per chi ama le salite e la tranquillità è il giro ideale, anche se è da evitare nelle giornate calde e afose, perchè la salita a Piancavallo in queste condizioni diventa una faticaccia ed un calvario infinito!!

 

Giuliano.